24 Apr

25 aprile, nel 2020

Come ogni anno l’Arci, insieme a tante altre organizzazioni, articola nel paese le commemorazioni della “Festa di Liberazione”, impegnandosi per rinnovare memoria collettiva e per contestualizzare la portata storica e politica di un evento che ha riconsegnato dignità ad una nazione sconfitta.

Non sono mancati neanche quest’anno i tentativi di trasformazione suggeriti dalla solita parte politica insofferente al 25 Aprile o peggio quelli più ambigui, realizzati tramite osmosi linguistica della parola Liberazione con Libertà per attribuirgli un significato maggiormente rassicurante e neutro.
Quello che stiamo vivendo in questi ultimi mesi inaugura il “tempo dell’incertezza” nelle società occidentali proiettate dalla fine della seconda guerra mondiale, appena 75 anni fa, verso un insano, infinito, innaturale progresso insostenibile.

Senza esitazione la retorica dell’emergenza, in una nazione incapace nell’ordinario, ha immediatamente istituito l’utile parallelismo con lo “stato di guerra” per governare meglio le paure collettive in paesi diseducati all’empatia ma convinti esportatori di guerre per la pace, per la democrazia, per la civiltà, ragione con la quale comprendere come tra tutte le industrie quella delle armi è rimasta in attività con i suoi aerei, i suoi appalti e i suoi operai a lavoro, sempre invisibili , ma oggi diventati loro malgrado eroi.

Larga parte dell’umanità totalmente innocente, dall’Afghanistan all’Iraq, vive da anni il coprifuoco senza alcuna possibilità di spostamento o di contatto ed oggi forse dovremmo essere tutti maggiormente consapevoli di quello che significa vivere tali costrizioni nelle nostre società che restano comunque diametralmente opposte.

Viviamo il dramma collettivo di 30 mila morti che non siamo stati in grado di salvare, parte dei quali un preziosissimo pezzo della memoria storica e culturale della Resistenza di questo paese, sacrificati forse anche per l’interesse di una sanità sempre meno pubblica e più privata.

La nostra generazione è chiamata a costruire una nuova consapevolezza collettiva che realizzi l’Europa Politica non più e non solo monetaria, avendo già consumato il fallimento figlio dell’attuale assetto istituzionale che nei Trattati trova espressione.

Una Unione Europea che torna protagonista nel mondo cancellando, proprio perchè in pandemia, le tante sanzioni ingiustificabili dalla Siria, all’Iran, al Venezuela ecc.

Queste ed altre mille ragioni ci portano a ribadire che non si tratta di una Festa generica per la Libertà ma di una giornata che commemora la Lotta di Liberazione da un regime totalitario nazi fascista che una larga parte del paese per molto tempo ha sostenuto.

Una Liberazione che ha prodotto i diritti costituzionali che oggi dobbiamo continuare a difendere, conoscere e pretendere di realizzare.

Saliremo, appena sarà di nuovo possibile, nuovamente al Ceppo respirando nuove idee come quei giovani concittadini morti per un paese migliore.

Presidente Comitato Arci Teramo

Giorgio Giannella

(Foto “Resistenza in Marcia” Edizione 2019 in collaborazione con Wwf Teramo, Cgil, Circolo Officine Indipendenti, Udu Teramo, Patrocinio Comune di Rocca Santa Maria)

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