3 Dic

Il giorno del silenzio per il NO

Un ultimo appello al voto durante il giorno del silenzio è certamente un comportamento scorretto.

Volutamente lo pubblichiamo oggi con la consapevolezza che molti cellulari squillano, altri sono caldi di sms, altri redigono liste per cene a base di pesce, altri liste di persone sicure che voteranno a favore dell’indicazione data dal proprio datore di lavoro, altri infine bombardati da messaggi pubblicitari sui propri social di come “Basta un Si” per cambiare il paese.

Noi che invece non abbiamo la possibilità di chiamarvi, di invitarvi a cena, se non sociali, con gli unici mezzi che possediamo rompiamo una falsa correttezza istituzionale contro chi istituzionalmente l’ha infranta in tutta la campagna referendaria.

Una classe politica che in-costituzionalmente è stata eletta dal lontano 2005, grazie al Porcellum, oggi dopo 11 anni cambia pelle descrivendosi nuova, dinamica, giovane.

Un paese senza politiche industriali scopre la panacea dei problemi e della disuguaglianza sociale in cui vive nella sua carta costituzionale, cioè nel proprio patto sociale, del proprio sistema istituzionale, in quei principi che sono racchiusi e non ancora applicati.

Il sistema con più norme in tutta Europa scopre l’urgenza di semplificare e di velocizzare la propria legislazione, per produrne delle nuove.

La critica la conosciamo non stiamo parlando dei contenuti della riforma.

Chi ha veramente parlato del referendum in questi interminabili mesi nei quali l’attuale Presidente del Consiglio ha inaugurato la campagna come un plebiscito su se stesso per poi fare retro marcia monopolizzando però tutta la comunicazione e tutte le presenze tv possibili?.

Voteremo la prima riforma costituzionale su carta bianca dove dovremmo fidarci del domani, sulla legge elettorale a lei collegata, sulla novità delle elezione del Senato, scritta in un modo e presentata in televisione in un altro,sulla modifica delle competenze delle regioni, il famoso Titolo V che meriterebbe per tutti gli esponenti del centro sinistra un amarcord dato la modifica dello stesso in senso contrario non appena 15 anni fa, l’abolizione del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro che resterà come le Provincie una spesa di utenze e funzionari.

Un partito con aspirazioni di unicità che dopo, il voto segreto contrario sulla votazione del proprio Presidente della Repubblica di 101 Deputati, si auto-occupava le sedi, si veste da padre nobile della Repubblica con aspirazioni costituzionaliste, per trasformarla in una monocamera con grandi premi elettorali e con un Senato nominato.

Quindi cosa rimane veramente sul piatto: la partecipazione e la qualità della rappresentanza che coinvolge un ceto politico nominato, surrogato di un sistema economico che detta tempi della democrazia che è l’unica vera vittima.

Scopriamo dunque la paura dei partiti gazebo, dei partiti blog, di quei non-luoghi di gestione del consenso elettorale chiusi, fintamente partecipativi, per questo falsi salotti tra pochi scanditi da sondaggi che addomesticano l’elettorato rispondendo unicamente alla pancia.

Una paura che non ci ritrae ma che ci spinge ad impegnarci per contrapporci alla politica dei pochi alla narrazione della fine della storia, della fine del conflitto, della cancellazione dei costi della politica che invece costa e deve essere redistribuita e controllata.

Dinanzi abbiamo una maggioranza silenziosa nutrita di padre in figlio da generazioni di quarantenni che oggi vedono vicino l’obiettivo e dopo il disincanto e il disimpegno, silenziosamente forse voteranno il sogno della semplificazione dei procedimenti in contraddizione lampante alle società complesse in cui viviamo.

Toccherà invece a noi, con qualsiasi risultato, costruire una nuova cultura politica e di partecipazione alla vita pubblica con le nostre organizzazioni e con i nostri spazi di partecipazione per alzare la qualità della Res-Publica.

Un No determinato per parlare la stessa lingua di chi in Europa e nel Mondo non ha mai smesso di perseguire tramite l’emancipazione culturale il raggiungimento dell’uguaglianza sociale.

Il Presidente Provinciale

Giorgio Giannella

no-arci

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