24 Ott

Intervento dell’Arci al Congresso Confederale Cgil Teramo

Care/i Compagne/i e Delegati tutti,

nel ringraziarvi per l’invito, vi comunico che, in linea con gli interventi e i saluti che mi hanno preceduto, per la riapertura del nostro spazio sociale” l’Officina”, a Teramo, abbiamo scelto lo slogan “la pacchia è finita l’era dei cambiamenti è iniziata” ,l’alba di una finta modernità.

Negli ultimi vent’anni il nostro sistema politico è stato attraversato dal concetto di “cambiamento” che si è tradotto nell’attacco alla Democrazia, guidato forse dalla trasformazione dei partiti o per l’estinzione di alcuni di questi, attacco diretto anche a tutte le organizzazioni intermedie, senza distinzione di sorta, nonostante esse rappresentino un pilastro della Costituzione nata dalla Liberazione.

Questo attacco, dobbiamo dircelo, è avvenuto spesso anche da fuoco amico e penso al Referendum Costituzionale, al Referendum No Triv.

La politica, specie a sinistra, si è convinta che non ci fosse più bisogno di un contributo delle organizzazioni intermedie nella società per la costruzione di una alternativa reale nel paese.

Per quello che ci riguarda come Arci, ad esempio, occuparsi dell’impiego del tempo liberato, prodotto appunto delle conquiste delle lotte operaie, finalizzato alla costruzione di una coscienza collettiva e critica, significa oggi, nel tempo della precarietà, affrontare la disperazione di giovani generazioni che hanno del tempo inoccupato e indefinito.

In questo cambiamento l’uomo nuovo è immerso nella tecnologia, cullato nella bambagia delle nuove tecnologie che rendono tutto smart, semplice, intelligente ma che lasciano i singoli drammaticamente soli dinanzi a qualsiasi fenomeno, soli nella propria dimensione individuale e mai collettiva che viene sempre meno, con il risultato di essere in un mondo dominato dai social e vissuto da soggetti , specie tra i giovani, alla soglia della sociopatia.

Sparisce la cultura del lavoro in una società che premia i più furbi ( definiamoli così per il rispetto del contesto nel quale stiamo svolgendo il congresso) e razionalizza ed estremizza ovunque, in tutte le sfere della vita, l’assioma neoliberista “il massimo risultato con il minimo sforzo” ottenuto a qualsiasi costo.

La sconfitta delle forze progressiste in Europa come nel nostro paese , nel quale il 70 % sceglie altre proposte politiche, non è la prima anzi, di sconfitte la sinistra ne ha affrontate molte, ma per la prima volta non si è capaci di elaborare da dove ripartire e stiamo ormai da troppo tempo aspettando che i partiti, che sono delegati a svolgere questo ruolo, siano in grado di generare il dibattito e le prospettive necessarie mentre emerge ogni giorno la frustrazione di chi non trova alternative e luoghi nei quali poterle condividerle.

Da questa sconfitta culturale emerge che tutte le nostre iniziative si rivolgono ad una elitè, ad una minoranza mentre la maggioranza si sente esclusa da un processo culturale e politico che fa della dimensione collettiva il proprio perno.

Allora la questione dell’emancipazione culturale si esplica, più che nei titoli, nel Lavoro che ha perso la sua centralità nel dibattito politico, privo proprio della educazione e del rispetto necessario. Il nostro territorio è permeato da tutto questo e, lo ricordava bene nell’intervento introduttivo il Segretario Confederale, lo riconosciamo nelle scritte razziste a Isola del Gran Sasso, nel caso Diop di Giulianova, nelle innumerevoli vertenze sindacali figlie di una imprenditoria senza responsabilità sociale.

La drammatica situazione dell’entroterra teramano post sisma ed emergenze consequenziali è senza dubbio una meravigliosa opportunità di sviluppo da disegnare insieme, un’opportunità che deve riconvertire in termini economici un territorio verso un turismo responsabile ed eco-sostenibile.

In questo la battaglia, cari Compagni della Cgil, svolta dall’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso è la stessa che svolgete in altre occasioni: prima la salute poi la ricerca, lo sviluppo ed il lavoro,cioè in due parole “prima l’uomo”.

Nei saluti mi trattengo dal citare Pasolini che ha descritto la trasformazione antropoligica in atto già negli anni 70 bastava leggerlo comprenderlo e seguirlo, ma dato che a sproposito viene spesso citato vi lascio con una esortazione: se uniti sappiamo bene che siamo tutto allora non c’è più nulla da attendere perchè già molto è stato perso.

Presidente Provinciale Arci Teramo

Giorgio Giannella

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